Succivo (CE) – Casale di Teverolaccio

Il complesso di Teverolaccio è un interessantissimo e ben conservato esempio di casale fortificato. Fondato probabilmente in età aragonese, fu assegnato in feudo come baronia tra il 1520 e il 1530 a Giovan Battista Palumbo. Passò quindi ai Pisano (1550 – 81), ai Di Nardo (fino al 1623), ai Seripando (fino al 1653). Pervenne infine ai Filomarino che lo tennero fino 1807 (eversione della feudalità) per cederlo poi ai Pignatelli di Tricase (fino al 1874), da cui pervenne ai Bonocore ed infine alla duchessa Maria Rosaria Diana (dal 1939). Nel 1983 il complesso fu acquistato dal Comune di Succivo per essere destinato ad attività culturali e sociali. Dal 1655, per volontà di Ascanio Filomarino, nipote dell’omonimo arcivescovo di Napoli, il casale ospitò un fiorente mercato settimanale (mercoledì) rinomato soprattutto per il bestiame ed il formaggio.
Le strutture architettoniche più rilevanti (torre, palazzo e chiesa) sono affiancate a formare una vasta aia aperta ed una piccola corte chiusa. Degli altri edifici citati nei documenti (mulino, taverna, macelleria) sopravvive solo il forno. Tutto il casale è racchiuso da una cinta muraria aperta da tre porte di cui due monumentali, e da un piccolo fossato. La parte più antica è la possente struttura originaria della torre quadrata posta ad ovest. Mostra i caratteri tipici delle costruzioni militari di età aragonese, con la suddivisione in tre livelli separati da tre imponenti redondoni toroidali, in tufo grigio, e coronata da una caditoia a beccatelli poggianti su mensole in calcare. Di grande interesse sono le cornici delle finestre, forse successive di qualche decennio rispetto al resto della costruzione, sempre in piperno, alcune delle quali recano i segni delle corte che servivano ad accedere ai diversi livelli della torre. Infatti, originariamente, essa non aveva accesso al piano terraneo. La torre è affiancata da un piccolo vano a pianta circolare che ospita una scala. Il lungo edificio continuo alla torre, che ancora conserva le mensole originarie rinascimentali, dové sorgere sotto il baronato del Palumbo, per poi essere sopraelevato (sottotetto con oculi e comignoli) probabilmente a metà del ‘700. Chiude la corte interna, in parte ad archi, l’altro edificio palaziale fu costruito tra il 1653 e il 1666. La chiesa, dedicata a S. Sossio pare possa essere identificata con quella già citata in un documento del 1205 (in Villa Tybulare Sancti Sossi). L’attuale costruzione risale al 1654, come dichiarato nell’architrave del bel portale ancora di forme tipicamente rinascimentali, mentre l’interno è in forme barocche, sia per la pianta ellittica che per gli arredi (altari ed acquasantiere in marmo, pavimento maiolicato).

Testo: Pietro Di Lorenzo (da ricerche dell’Archeoclub di Atella)