Taranto (TA) – Castello aragonese

Le campagne di scavo e di indagine archeologica hanno dimostrato che il sito del promontorio della cosiddetta “città vecchia” fu frequentato e abitato almeno dalla tarda Età del Bronzo (1100 – 1000 a. C.) e per tutta l’età japigia. Con la fondazione della città greca (dagli inizi dell’VIII sec. a. C.) nell’area ci fu una cava (poi abbandonata nella seconda metà del secolo) e almeno dal III sec. a. C. sorsero strutture murarie in blocchi squadrati (ritrovate nell’ala settentrionale) probabilmente erette a difesa della porta di accesso all’acropoli e poi riutilizzate e in parte terrazzate fino al I sec. d. C. Del bastione di età ellenistica restano i cunicoli ritrovati nel bastione San Cristoforo. Non ci sono ad oggi tracce del periodo tardo-antico (quando l’acropoli fu utilizzata parzialmente come sepolcreto) e di quello longobardo si stima la ripresa delle funzioni difensive (VI – VII sec.) dell’area, ai margini della quale sorse una grande chiesa dedicata alla Vergine. Nulla è stato finora ritrovato nel castello che sia riferibile al periodo del dominio arabo (840 – 880) al termine del quale Taranto ritornò in mano bizantina configurandosi come abitato fortificato. Le strutture murarie altomedievali (resti di tre torri quadrangolari con mura in blocchi squadrati di carparo) ritrovate nell’ala sud-orientale probabilmente sono da riferire all’epoca di Niceforo Foca (967 d. C., circa). La porta dell’acropoli (cosiddetta Terranea) certamente rimase in uso fino al XII sec ed è nota in una raffigurazione quattrocentesca della città. Nella zona sottostante la Galleria Comunale probabilmente si insediò anche la chiesa di San Benedetto, addossandosi alle mura. La torre sveva (sec. XIII), ritrovata nella cortina settentrionale a foderare la precedente torre bizantina, forse fu eretta durante il periodo federiciano quando le fonti danno notizia di un vero e proprio castello (citato anche nello Statuto de reparatione castrorum e in documenti del 1239 – 1240). Dalla descrizione dello Statuto si sa dell’esistenza di una struttura con quattro torri rettangolari prospicienti la città vecchia, delle ” magna” e “principis”, di un barbacane del muro principale e della torre che guardava la “magna porta” del castello (che la attraversava al centro di una coppia di ponti), della torre detta di Pilato e della cappella di S. Maria. L’entità dei lavori induce a pensare che il castello fu configurato sulla pianta rettangolare tipica degli altri castelli federiciani improntati a riproporre lo schema del castrum latino. All’epoca angioina potrebbe risalire la galleria voltata a ogiva che corre nel braccio tra il torrione Annunziata e quello San Lorenzo, perpendicolarmente al canale navigabile. L’intervento realizzato tra il 1487 e il 1492 per volontà di re Ferrante d’Aragona probabilmente seguì (se non proprio uno specifico progetto, ad oggi non documentato) le linee proprie dell’architettura militare del senese Francesco di Giorgio Martini, che fu al servizio dei re di Napoli dal 1491 al 1497.

L’attuale castello risale sostanzialmente a quell’epoca. Probabilmente riutilizzando la corte del castello di impianto federiciano, fu realizzata una cortina con imponente scarpa (alla cui sommità corre il redondone toroidale) con imponenti torri cilindriche angolari alla corte ed una quinta (la torre di Sant’Angelo, distrutta dal 1883 per la costruzione del primo ponte girevole) collegata al corpo principale da una struttura a pianta triangolare, anch’essa tipica dei progetti di Martini. Le torri quattrocentesche probabilmente terminavano con un sol livello al di sopra della galleria di archetti pensili su mensole sporgenti. Le attuali sopraelevazioni potrebbero essere opera cinque-secentesca. Lo stemma aragonese è posto al centro del fronte e al di sopra dell’ingresso. Un altro è attualmente visibile verso il canale al di sopra di quello che fu, probabilmente, un accesso secondario verso il fossato. Sul fronte verso il Mar Grande fu anche impiantato un rivellino a pianta triangolare. La corte interna, di forma grossomodo quadrilatera, è stata molto modificata nei secoli. Il volume del mastio, sporgente dalla cortina meridionale, potrebbe essere ancora quello di impianto svevo, così come la vicina scala cosiddetta “regia”. Sicuramente successive sono le arcate dei prospetti e che montano sugli spalti.

La cappella di San Leonardo è a sinistra dell’attuale ingresso e si mostra in forme rinascimentali mature, anch’esse molto vicine allo stile dell’architetto senese: ha pianta rettangolare divisa in due campate. La prima ha volta a padiglione poggiante su quattro unghie e mensole; la seconda, corrispondente al presbiterio, è coperta da una cupola emisferica poggiante su quattro arcate con cornici rettangolari e modanature rinascimentali. Sulla parete di sinistra della prima campata è murato lo stemma di Carlo V. Nella cappella è anche un altorilievo raffigurante un vescovo o un abate.

testo e immagini: Pietro Di Lorenzo [luglio 2021]