San Pietro Infine (CE), Parco della memoria storica, fontana

Il nome San Pietro Infine trova origine nella chiesa di Santi Petri in Flea, nota già nel 963, che era ubicata in pianura, al centro della grande curva che la via Latina disegnava nella valle ai piedi dell’attuale abitato. La chiesa sorgeva al centro della stazione di posta Ad flexum nota sin dalla Tabula Peutingeriana (IV sec. d.C.). Il trasferimento dell’abitato sul colle avvenne probabilmente nel corso del X secolo sotto la pressione delle truppe arabe che, stanziate alla foce del Garigliano per quasi un secolo, compivano incursioni di rapina nelle aree interne della Campania, del Molise e del Lazio. L’incastellamento avvenne certamente prima del 1047 quando la Chronica Monasterii Casinensis ricorda l’oppidum sancti Petri in flea cioè un insediamento fortificato di cui non c’è traccia intorno ai resti della chiesa di San Pietro a valle. E’ quindi molto probabile che l’oppidum sancti Petri in flea, conservando il nome dell’insediamento tardo-antico in pianura, fosse passato ad identificare il borgo medievale sul colle. Quello fu distrutto completamente dai tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale, dal novembre 1943.

Oggi, il borgo, recuperato come rudere, costituisce il Parco della Memoria Storica, museo riconosciuto di interesse regionale (LR 12/2005) e membro fondatore del Sistema Museale di Terra di Lavoro (www.sistemamusealeterradilavoro.it). Il centro visite offre un emozionante allestimento (curato da C. Rambaldi) che guida il visitatore alla riscoperta della storia millenaria del borgo e della vita quotidiana dei suoi abitanti. La fontana della sorgente di Santa Maria dell’Acqua sorge ai piedi del borgo per il quale ha da sempre svolto il ruolo di fonte di approvvigionamento idrico. Il nome deriva dalla vicina chiesa, nota dal 1285-88 e con continuità (sebbene talvolta in condizione di rudere) fino ad oggi. L’aspetto attuale risale ai restauri post-bellici del 1950. L’antica statua lignea della Madonna (probabilmente del XV secolo) fu trafugata nel 1970 ma già da tempo era stata sostituita nella devozione popolare da una statua ottocentesca.

Testo: Pietro Di Lorenzo (luglio 2018), fotografie: Giuliana Verrillo