Limatola (BN) – Chiesa dell’Annunziata

L’aspetto tardosettecentesco che oggi la caratterizza nasconde origini più antiche. impossibili da documentare interamente senza far ricorso ad ipotesi di datazione degli interventi architettonici e artistici. Fondata certamente prima del 1403 (anno in cui il vescovo di Caserta Ludovico de Lando la consacrò ufficialmente) sorse per volontà di una confraternita laicale (i Battenti, raffigurati sul portale) grazie alle elemosine dei concittadini. Essendo di juspadronato laicale dell’Università di Limatola non fu mai sede di parrocchia. Dopo il passaggio dalla Congrega di Carità, alla Commissione di Beneficenza (periodo fascista), all’Ente Comunale di Assistenza (soppresso nel 1977) è oggi di proprietà del Comune.

Eretta in età tardogotica dovette avere un aspetto non molto dissimile a quello cui i restauri recenti hanno condotto l’AGP di S. Agata de’ Goti, prossima ai modi gotici nell’Italia meridionale, soprattutto in ambienti legati agli Ordini Mendicanti. Forse, alla fine del sec. XV fu realizzata la sagrestia vecchia, al termine della navata sinistra, piccolo ambiente caratterizzato da voltine poggianti su eleganti peducci. Al 1503 risale lo splendido portale rinascimentale, di gusto spiccatamente toscano, con forti richiami classici, sovrastato da sculture raffiguranti l’Eterno Padre e l’Annunciazione, gemello di quello dell’AGP di Caiazzo. Una bolla di Leone X, emessa nel 1513 a conferma dell’inalienabilità dei beni e dello juspadronato laicale, dando certezza di diritto all’opera pia, fu l’occasione per ampliarla con l’aggiunta di due navate laterali, divise da pilastri, e della cupola sul presbiterio. Nel corso del sec. XVII si modificarono alcune cappelle; nel 1774 si realizzò l’attuale imponente campanile, eretto, in sostituzione di uno più antico, in forme classicheggianti ispirate alle coeve architetture di Vanvitelli. Interventi della fine del 1700 e dei primi del 1800 furono la grande sagrestia neoclassica (notevole per l’originale e riuscita scelta compositiva dell’accesso alla chiesa, modellato con superfici concave), la volta ribassata sulla navata principale e la Congrega del Rosario. Sulla sinistra della chiesa è ancora riconoscibile, nonostante le numerose modifiche arbitrarie, l’edificio rinascimentale dell’Ospedale dell’AGP, con tracce di un portale decorato in piperno. Degli antichi e ricchi arredi, ancora in gran parte conservati fino all’immediato Dopoguerra, non resta quasi più nulla. Testimonianza artistica superstite (in deposito temporaneo presso il Museo del Territorio nella Reggia di Caserta) è lo splendido polittico di Francesco da Tolentino (firmato e datato 1527) contornato da una imponente macchina lignea. Nei 3 pannelli conservati sono raffigurati la Madonna in trono col Bambino, S. Giovanni Battista, S. Maria Maddalena e, nella predella, 4 santi taumaturghi (trafugati nel settembre del 1999) e 5 storie di Gesù e Maria. La cimasa, dipinta nell’ambito della bottega di Cosimo Rosselli, nei primi del ‘600, fu commissionata per sostituire il pannello originario andato distrutto per cause ignote. Tracce di interessanti affreschi tardobarocchi, oggi visibili nel sottotetto, sono nelle pareti verticali della navata principale, occultati e parzialmente occlusi dalla realizzazione della volta ottocentesca. Da segnalare, ancora, due lapidi tombali, nella cappella del Cuore di Gesù, ricca di stucchi; il bell’altare maggiore, manifattura napoletana della metà del XVIII secolo, pregevole per i marmi impiegati; il bassorilievo barocco dell’acquasantiera e le sculture rinascimentali del conservatorio dell’olio santo e del lavabo, posti nella sagrestia grande.

Testo: Pietro Di Lorenzo