Limatola (BN) – Borgo Antico

La prima attestazione certa di Limatola è nella bolla di Senne (1113) che cita le chiese di pertinenza della Diocesi di Caserta. L’espressione “In castro Limatule et territorio eius…” lascia intendere una zona con diversi insediamenti, dei quali solo quattro sopravvivono oggi: Limatola, Ave Gratia Plena, Biancano, Giardoni. Il documento, infatti, cita ben 15 chiese, distribuite e distanziate tra i colli tifatini e il fiume, probabilmente per le necessità del lavoro agricolo. E così, solo alcune erano tipicamente chiese urbane, cioè prossime al rione Terra (l’attuale borgo): S. Pietro, S. Giovanni, S. Nicola e S. Biagio, nel borgo di Limatola; S. Eustachio e S. Maria di Grottole erano appena discoste da esso. Le altre (Ognissanti, S. Tommaso, S. Adiutore, S. Arcangelo ad Pirium ad Ave Gratia Plena; S. Maria a Cirignano, S. Giacomo a Puzzaniso a Giardoni; S. Erasmo a Ciummiento; S. Angelo e SS. Cosma, Damiano e Pancrazio a Biancano) sorgevano in aperta campagna, in luoghi più o meno elevati, ed erano chiese rurali isolate. Della chiesa di S. Pietro non si conosce la data di fondazione né l’esatta ubicazione. Fu sede parrocchiale fino al 1658, quando fu soppressa e unita a S. Biagio. I suoi beni immobili costituirono la rendita per la Parrocchia di S. Eligio. Oggi il nome sopravvive nel sentiero che da via Portanova ripidamente raggiunge via S. Maria degli Schiavi, percorrendo il colle del castello lungo il versante ovest. Intorno al borgo principale di Limatola e lungo gli assi viari verso il fondovalle e verso il casale AGP, sorsero, in epoche sconosciute, altre cappelle documentate dalle Sante Visite dei Vescovi di Caserta nel corso del secolo XVIII: S. Sebastiano, S. Rocco, S. Maria degli Schiavi, S. Maria di Costantinopoli, SS. Rosario. Di qualcuna sopravvivono ancora i resti. E’ il caso della cappella di S. Rocco, dalle semplici e rudimentali linee neoclassiche, oggi sconsacrata. Limatola “rione Terra” si strutturò intorno al fulcro del castello, alto sulla collina. Tra ‘300 e ‘400, il borgo fu chiuso da tratti di mura, volte a sbarrare i pochi varchi accessibili al colle, controllati da porte. Gli interventi successivi, anche quelli settecenteschi, continuarono a sovrapporsi a quelli più antichi. Ancor oggi, nelle viuzze intorno al castello di scorgono i resti di monofore e portali gotici, portali rinascimentali, case con i riquadri di intonaco liscio e ruvido tipici del ‘700 provinciale della Campania interna. Abitato fino alla Seconda Guerra Mondiale, il borgo è stato progressivamente abbandonato a favore della violenta e disordinata espansione ai piedi del colle, lungo l’asse viario della valle, causando anche il trasferimento della sede parrocchiale nella nuova chiesa di S. Biagio (anni ’60).

Testo: Pietro Di Lorenzo