Cerreto Sannita (BN) – Chiesa dello Spirito Santo e Santa Maria Mater Christi (Convento delle Clarisse)

Il monastero delle Clarisse fu fondato da Francesca Sanframondi nel 1369, nell’antica Cerreto sul colle. Dopo la distruzione causata dal terremoto del 1688, si decise di trasferire anche il monastero a valle, nella città nuova edificata (contro la volontà degli abitanti) da Marzio Carafa coadiuvato dal “tecnico”, il regio tavolario (ingegnere si direbbe oggi) Giovan Battista Manna. Il monastero fu ubicato nella vasta piazza (che da esso prese il nome), alla sommità dell’impianto urbano, in posizione sopraelevata (per ragioni topografiche) a testimonianza di un prestigio riconosciuto e di una devozione particolare del popolo. I lavori, realizzati dai mastri Orazio e Giuseppe Padano di Cerreto, si avviarono per impulso del vescovo Giambattista De Bellis tanto velocemente che già nel dicembre 1696 le monache poterono rientrare da Maddaloni (ove erano riparate le dopo il sisma). Il monastero fu completato solo nel 1717 e l’ampio giardino con sepoltura (poggiante su un possente terrapieno) fu approntato nel 1729. La chiesa fu iniziata nel 1699 e completata nel 1705 anche se le decorazioni e gli stucchi furono realizzati solo successivamente dal napoletano Giovanni Calise. La consacrazione, col titolo “Spirito Santo e Santa Maria Mater Christi”, avvenne sotto la badessa Maria Battista Girardi nell’aprile del 1726 alla presenza del vescovo Francesco Baccari, come testimonia la lapide posta a destra dell’ingresso. Nonostante le leggi di soppressione post-unitaria, le monache rimasero nella struttura che, nel 1903, passò al Comune di Cerreto nel 1903. Nel 1911 il solo monastero fu ceduto ad un gruppo di reverendi e da questi alle Suore del Buono e Perpetuo Soccorso che ancora oggi lo occupano in parte.

La chiesa è preceduta da un vano, interno al volume della chiesa, nel quale sopravvivono bellissimi resti di pavimento maiolicato cerretese del ‘700 e l’interessante portale rinascimentale in pietra (sec. XV), testimonianza superstite dell’antico edificio. L’interno è a navata unica, coperta con volta a botte, con cinque altari (tre sul lato sinistro) posti sotto arcate a tutto sesto inquadrate da paraste, con presbiterio senza transetto e cupola emisferica. Il coro della clausura monacale, secondo una tipologia consueta, è ubicato in controfacciata, sul vano d’ingresso, e conserva la bella transenna lignea. Sulla parete di fondo, al di sopra dell’altare maggiore del 1738 in marmo policromo, campeggia la tela della Pentecoste (P. de Martino?, 1706). Agli altari laterali a sinistra sono altre tele di de Martino (“Assunzione”, 1706; “Adorazione dei magi”, “Immacolata concezione tra i santi Gregorio e Vincenzo de Paoli”) a destra sono un Crocefisso ligneo settecentesco, la tela della “Incoronazione della Vergine” e la cantoria lignea. I due ovali sull’arco del presbiterio sono attribuiti a Francesco Celebrano. Completano la sontuosa decorazione le grate dei coretti delle monache.

Testo: Pietro Di Lorenzo