Airola (BN) – Istituto Penale per i Minorenni

L’edificio forse sorse ai primi del ‘700, quando i Caracciolo (nel feudo di Airola dal 1575) decisero di trasferire a valle la residenza, prima attestata, e da secoli, nel castello, sul colle. Il palazzo ducale, decorato da dipinti, ebbe persino un teatro; un vasto giardino completò l’insula, condivisa solo col convento di S. Pasquale. Forse l’edificio recuperò anche frammenti più antichi: ne è testimonianza l’architrave in pietra con lo stemma Carafa, oggi ai piedi della scala. Divenuta Airola città demaniale (1754), il palazzo fu dapprima sede del Governatore regio, poi devastato (1797) fu caserma. Acquistata a fine ‘800 da Giovanni Montella, fu trasformato nelle forme attuali negli ultimi due decenni dell’Ottocento. Nel 1893 la dimora doveva già essere molto dignitosa tanto che fu ospitato per tre giorni Vittorio Emanuele di Savoia, allora Principe di Napoli, poi re d’Italia. Donata dal Montella allo Stato per essere destinata alla rieducazione dei minori, dal 1930 ha ospitato un istituto penale femminile, dal 1977 una sezione maschile. La facciata, allungata, mostra un’assonanza nel disegno con gli edifici vicini, pur distinguendosene per una maggiore ricchezza nelle decorazioni. Il piano terreno, bugnato, sostiene un unico piano nobile, con paraste e balconi timpanati. Gli ambienti corrispondenti conservano affreschi e decorazioni di gusto floreale, in una struttura che sembra ancora quella settecentesca. La planimetria si sviluppa a croce, con due corti, in parte porticate, site appena oltre la facciata, e divise da una galleria centrale (anch’essa con decori in stucco). I successivi vani terranei sono occupati a destra dalla cappella (completamente moderna) e a sinistra dal teatro, databile ai primi del ‘900. E’ una bella sala rettangolare, con soffitto a cassettoni in muratura sorretto da cariatidi femminili e mensole alternate allineate alle pareti laterali. La scena, aperta da un arco ribassato, è affiancata da due mascheroni. Dalla parte opposta della sala è la balconata semiellittica su pilastri. La sala, di grande eleganza, è illuminata da un lampadario in ottone e vetro.

Testo: Pietro Di Lorenzo