Caserta (CE) – Reggia Vanvitelliana, Cappella Palatina

Per deliberata volontà di Carlo di Borbone, la cappella palatina della Reggia di Caserta fu pensata da Luigi Vanvitelli (fin dal progetto originario del 1752) con evidenti richiami alla cappella di Versailles (realizzata da tra il 1688 e il 1703 da Jules Hardouin – Mansart). E, come per tanti altri particolari del palazzo casertano, anche in questo caso il vincolo imposto dalla committenza reale fu occasione per alcune straordinarie soluzioni vanvitelliane: tanto fredda e, sostanzialmente, pesante la realizzazione francese, di stampo prettamente classicista, quanto festosa, colorata (per l’uso di marmi differenti) e leggera l’invenzione casertana. Ciò grazie all’articolazione dei volumi ottenuta per lo straordinario uso dalla luce naturale, immessa nel grande vano rettangolare dalle finestre, quasi mascherate allo sguardo con grande esito spettacolare. Straordinaria la maestria di Vanvitelli anche nel concepire lo spazio completamente all’interno del progetto unitario del palazzo, piuttosto che disarticolato dall’insieme come nella reggia di Versailles, dove la cappella emerge isolata. Molte altre le differenze cruciali del modello francese rispetto capolavoro di Vanvitelli. A Versailles le colonne rispettano una monotona successione regolare e poggiano sulle massicce arcate del basamento, oscure e cupe, a disegnare un deambulatorio su due livelli; la volta è a crociera unghiata, affrescata. A Caserta Vanvitelli preferì la soluzione, potentissima architettonicamente, delle colonne binate, progettando di interporvi le 6 statue dei santi protettori del Regno (mai realizzate come le 2 della tribuna reale) ; in corrispondenza delle colonne, la parte inferiore delle pareti della navata sono rilevate a formare solidissimi pilastri. Tra essi sono gli eccezionali architravi sorretti da coppie di cherubini (scolpiti da Gaetano Salomone entro l’83); la volta, a botte con lacunari dorati è irradiata di luce dagli oculi laterali. Il progetto di Luigi fu attuato in modo assai fedele dal figlio Carlo che nel 1777 iniziò i lavori delle decorazioni. L’altare maggiore e il tabernacolo, persi i disegni originali di Vanvitelli padre, sono ancor oggi allo stato di modelli, realizzati nel rispettivamente nel 1845 e nel 1784. Dei dipinti di Mengs e Conca che arricchivano la tribuna reale restano i brandelli superstiti alle distruzioni (volutamente non completamente risarcite) provocate dal bombardamento alleato del 24 settembre 1943; resta la grande tela dell’altare maggiore, di G. Bonito (Immacolata Concezione, 1789). La cappella fu consacrata la notte del 24 dicembre 1784. Nei vani contigui alla cappella è allestito il “Museo degli arredi sacri” che conserva i preziosi argenti settecenteschi destinati alla liturgia.

Testo: Pietro Di Lorenzo