Caserta (CE) – Chiesa del Redentore

Le vicende della chiesa del Redentore sono assai significative per chiarire l’abitudine alla distruzione della memoria storica per far spazio a nuove costruzioni, una costante del passato (anche recente) e del presente di Caserta. Questo ciclo di concerti si propone anche l’intento di denunciare il rischio che si corre per il futuro. Sul luogo attuale, almeno fin dal 1113 era la parrocchiale di San Sebastiano, patrono di Caserta. Sicuramente essa era il punto di riferimento urbanistico del nucleo più antico della Caserta nel piano (villaggio Torre), anche per la sua ubicazione più elevata. Quale fosse la tipologia della chiesa è difficile da ipotizzare. Contrastanti in proposito le fonti: “a tre navi ben ordinate” la descrive Esperti (1775) ma Giustiniani (1797) dice che era “poca cosa”. Due archi della navata sinistra immettevano nei cappelloni del Sacramento e del Rosario (ancora oggi superstiti anche se modificati): ciò lascia ipotizzare una pianta allungata nella direzione dell’asse della strada attuale, con facciata ad ovest. Nel 1783 un incendio distrusse l’antico edificio. Si salvarono appena la statua del titolare e forse la tavola rinascimentale nella cappella alla testata della navata sinistra dell’attuale cattedrale. La cura parrocchiale fu trasferita nell’Annunziata (dal 1498 sede dei Carmelitani, poi ricostruita, oggi Cattedrale) donde tornò al Redentore nel 1822 e fino al 1925. Nel 1786 fu consacrata una nuova costruzione (o una ristrutturazione sulla stessa pianta?) finanziata dal canonico Michele d’Amico. Ma, curiosamente, egli la dedicò a “Iesu Christo Redentori” invece che a San Sebastiano; la titolazione della parrocchia rimase invece al santo martire. Un rilievo di massima della chiesa del Redentore si può vedere nella pianta di Caserta del 1857 (a cura del Reale Officio Topografico). Si notano una scala di ingresso semicircolare, tre altari per lato, il presbiterio quadrato, seguito da una piccola sagrestia, e due grandi cappelle-congreghe laterali. In attuazione di idee di modernismo e di (presunta) razionalità urbanistica, codificate nel piano regolatore stilato da Vincenzo Memma, la chiesa fu abbattuta nel 1925, per rettificare il tracciato viario e realizzare, al posto del giardino di Palazzo Castropignano (poi anch’esso abbattuto ma negli anni ’50) il monumento all’Agricoltura (oggi antistante alla Flora). L’attuale costruzione del 1930 si presenta in fredde e schematiche forme revival neoromaniche, con una cupoletta (forse preesistente come la scalinata di accesso) che però richiama motivi barocchi. Il che induce ad ipotizzare (in attesa di riscontri di archivio) che la attuale chiesa insista su una delle due cappelle, ortogonali alla costruzione settecentesca.

Testo: Pietro Di Lorenzo