Caserta (CE) – Cattedrale di S. Michele in piano

Sullo stesso luogo preesisteva, fin dall’inizio del XIV sec., l’Annunziata del villaggio Torre, di juspadronato dell’Università Casertana. I conti di Caserta, nel 1498, la cedettero ai Carmelitani che costruirono una chiesa più ampia, consacrata nel 1529, incamerando l’Annunziata come transetto. L’incendio del 1783 distrusse la chiesa di San Sebastiano causando lo spostamento della parrocchia nella chiesa del Carmine e imponendo il trasloco dei religiosi carmelitani nel convento di Santa Caterina da Siena (attuale Sant’Antonio). La promozione, nel 1818, di Caserta a capoluogo della Provincia di Terra di Lavoro, costituì l’occasione per realizzare il trasferimento della sede vescovile da Casertavecchia alla città nuova, più volte auspicato dai vescovi fin dal ‘600 ma mai realizzato. La costruzione attuale, cominciata nel 1822 su progetto di Giovanni Patturelli e consacrata nel 1832, cattedrale dal 1842, è un bell’esempio di chiesa neoclassica che presenta in facciata un pronao sormontato da un timpano sostenuto da pilastri. Un finestrone posto sotto il timpano è affiancato da due nicchie con statue di S. Michele Arcangelo e S. Sebastiano. Il grande portale centrale con i due laterali consentono l’accesso all’edificio. La cattedrale ha uno sviluppo planimetrico a croce latina con due navate laterali e transetto. Il corpo longitudinale è diviso da quelli centrali tramite due colonnati con sei sostegni dotati di capitelli ionici, sui quali corre un architrave, citazione questa delle antiche basiliche paleocristiane. Sulle pareti della navata centrale ampie finestrature illuminano l’area presbiteriale, che risulta essere il triplo dei due corpi laterali. Tra le finestre sono collocate quattro tele che raffigurano un breve ciclo cristologico. Le opere sono di due diversi artisti il De Matteis e L’Angelini, che operarono l’uno alla fine del ‘700 l’altro nella prima metà del secolo successivo. Il tema del primo dipinto a sinistra, realizzato dal De Matteis ripropone le tre Marie al sepolcro, accanto il Battesimo di Cristo è opera dell’Angelini. A destra Il riposo dalla fuga in Egitto dell’Angelini si accompagna alla Resurrezione di Cristo del De Matteis. Sulle navate laterali si aprivano originariamente tre finestre circolari per ogni lato, attualmente l’oculo adiacente l’ingresso laterale di destra è stato tamponato dal muro della cappella del Seminario. Tra le finestre circolari trovano posto quattro clipei raffiguranti i Santi fondatori degli ordini religiosi. I tondi sono opera di mano stilisticamente attardata rispetto all’epoca dell’edificio. All’interno, nell’abside cinque affreschi di autori accademici napoletani dell’Ottocento da sinistra: “La resurrezione di Lazzaro” di F. Oliva; “La resurrezione del figlio della vedova di Naia” di F. Marsiglia, “L’ultima cena” di G. Cammarano, “La guarigione del paralitico” di G. Maldarelli, “La pesca miracolosa” di C. Guerra, nella cappella a sin. “S. Sebastiano” di Girolamo Starace (noto 1754-1783) e “Madonna con Bambino e Ss. Sebastiano e Rocco” tavola tardorinascimentale di ignoto napoletano (2a metà sec. XVI; nella controfacciata a sinistra “Incredulità di S. Tommaso” di ignoto napoletano vicino a Bernardo Lama (fine sec. XVI).Una bellissima tavola di ambito napoletano (1520-30) raffigurante la ”Madonna col Bambino e i Santi Michele e Rocco” è sull’altare della Sagrestia.

Testo: Pietro Di Lorenzo
Ricerca storica: Mario Del Barone