Aversa (CE) – Chiesa dell’Annunziata

La nascita dell’A.G.P. (acronimo per “Ave Gratia Plena”, inizio del saluto angelico alla Vergine) è da ricondursi al vasto movimento devozionale, non solo popolare, che si verificò nel Regno di Napoli ai primi del ‘300. Infatti, come ricordato in un documento legato al sorgere dell’AGP di Sulmona, altre AGP erano sorte a Capua, Napoli ed in altri siti. Però, vista la comunanza di istituzioni (ospedali, brefotrofi, conservatori per fanciulle), di motivazioni e statuti assistenziali, nonché delle caratteristiche laicali e non ecclesiali delle fondazioni, ci sono indizi forti che indurrebbero a spiegare il fenomeno anche con sostanziali (ma allo stato solo ipotetiche) oscure manovre politico-sociali degli Angioini sovrani di Napoli, tese ad ingraziarsi i favori popolari e a contrastare lo strapotere feudale.

Il complesso dell’Annunziata di Aversa è tra i massimi siti storici e monumentali della città. Esso sorge in prossimità di Porta Napoli, che si apriva verso Napoli lungo la via Campana deviata in direzione di Aversa per volontà di Carlo II Angiò. Oggi il varco è configurato come cavalcavia per collegare l’Ospedale dell’Annunziata al campanile. Ciò, forse, in conseguenza dei lavori (1712) successivi al crollo del campanile antico, occorso nel 1667 a causa di un fulmine, e degli ulteriori restauri del 1776. Ma anticamente la porta era altrove e più all’interno, in quanto ancora in età angioina probabilmente l’AGP era ubicata fuori dalle mura (come nella maggior parte dei siti simili in Terra di Lavoro). Del complesso angioino originario (già comprensivo di ospedale) circa un secolo dopo la regina Giovanna II, nel 1423, si fece benefattrice, annettendole anche il vicino ospedale di Sant’Egidio, e dando il privilegio Regio all’istituzione che da allora si fregiò (come l’analoga istituzione napoletana ed altre poche sedi) di Reale Casa Santa. La chiesa angioina, di cui non resta nulla, fu quasi certamente ad unica navata, senza transetto. Solo nel sec. XVI (ma i lavori sono già citati nel 1499) furono aperte le prime cappelle e nel sec. XVIII fu definitivamente realizzata l’attuale struttura con transetto. La cupola, realizzata nel 1703-10 su disegno di Giovan Battista Nauclerio, con soprastante cupolino, crollò nel 1826 a causa di problemi statici. Il cassettonato ligneo originario, marcito, fu sostituito con la costruzione della volta nella navata nel 1677. Al complesso si accede ancora oggi attraversando lo splendido portale rinascimentale che si apre su via Roma. L’opera, di grande pregio, datata al 1518, fu commissionata dai Mormile, ad un anonimo marmoraro ben a conoscenza delle opere che artisti e lapicidi napoletani realizzavano negli stessi anni (in particolare in S. Domenico, S. Pietro ad Aram etc.). Le raffigurazioni scultoree sono di complessa impostazione iconografica, con temi di richiamo alla moralità e alla pochezza delle cose terrene. Entrando, sulla destra è ancora l’ingresso all’ospedale; di fronte il portico di accesso alla chiesa. Costruito, nel 1695, è costituito da tre arcate a pieno centro sorrette da quattro belle colonne di cipollino. Gli stucchi barocchi sono del 1698. In esso si apre il portale della chiesa. La chiesa conserva nel suo patrimonio d’arte, opere risalenti a tutti i periodi storici che ha attraversato. Molte delle opere non sono più in sito per ragioni di tutela e conservazione. Tra esse ricordiamo: le tavole di Angiolillo Arcuccio, il S. Donato (dipinto da un seguace di Andrea da Salerno), la natività di Pietro Negroni (tutte conservate presso il Museo dell’Opera e del Territorio della Reggia di Caserta), la crocifissione di Marco Pino da Siena, il tavola dell’altare maggiore con la Vergine (attribuito all’omonimo maestro e datata al 1419), gli organi, rifatti nel 1687 dall’intagliatore Colombo e dall’organaro Giovanni Alberto Fenuti (e che inglobano quelli originari, costruiti da Giovanni Donadio Mormando nel 1517).

Testo: Pietro Di Lorenzo