Alife (CE) – Cattedrale dell’Assunta

La tradizione popolare fa risalire la fondazione della Diocesi di Alife al passaggio di S. Pietro, in viaggio verso Roma o, al più, all’età di Costantino. Le prime testimonianze certe (anche archeologiche) la documentano dalla fine del V secolo. La distruzione della città per opera delle truppe mercenarie saracene nel IX secolo comportò il primo abbandono del centro urbano antico e la scomparsa della cattedrale paleocristiana (forse sita nel quartiere S. Pietro tra porta Piedimonte e porta Roma). La sede diocesana restò vacante almeno fino al 966, quando la diocesi divenne suffraganea della Metropolia di Benevento. L’attuale cattedrale sostituì la sede paleocristiana trovando nei pressi del foro della città, forse sui resti del tempio di Giunone e, comunque, in prossimità di un impianto termale, riportato alla luce dai recenti scavi nella cripta. La costruzione dell’edificio fu patrocinata da Rainulfo II Quarrel, conte di Alife, e realizzata tra il 1127 e il 1135. Le distruzioni belliche (1139 e 1561) e i frequenti sismi dell’area appenninica alterarono l’edificio originario, imponendo restauri statici e rinnovamento degli apparati decorativi. Particolarmente gravi furono le perdite causate dal terremoto del 1688 che imposero la ricostruzione della chiesa in forme tardobarocche, tuttora persistenti nonostante i restauri ottocenteschi e post-bellici. La facciata è tripartita da paraste, binate quelle della parte centrale che sorreggono il timpano triangolare. A coronamento della facciata sono pinnacoli lapidei. Il campanile, di impianto antico, fu rifatto più volte e conserva frammenti romani murati nelle pareti. L’interno della chiesa, a tre navate, a volta, su pilastri. Da segnalare: l’archivolto di uno dei portali normanni dai potenti rilievi zoomorfi (oggi nella cappella del battistero); la bella cripta ad aula con volte a crociera, ideata per ospitare le reliquie di San Sisto I Papa (giunte ad Alife grazie al conte Rainulfo nel 1132), su colonne antiche di spoglio e capitelli in gran parte antichi ma anche di fattura medievale (qualcuno anteriore al XI secolo); la lastra tombale del vescovo Moretta (fine sec. XV, Maurizio da Cerreto); il corpo di S. Sisto (transetto sinistro) col busto argenteo (1740); la cantoria lignea settecentesca con l’organo; il coro ligneo del presbiterio (sec. XVIII); la tela dell’Ultima Cena (sec. XVIII).

Testo: Pietro Di Lorenzo