Castel Morrone (CE) – Monte Castello

Il monte Castello non è certo tra le più elevate alture dei Tifatini (appena 420 m slm): eppure è tra le meglio visibili (e da quasi tutto il territorio regionale), grazie ad un fortuito gioco di prospettive e di scorci. Inimmaginabile, non farne oggetto di fortificazioni o di luoghi di culto. Eppure, a confronto tra le rispettive tipologie, né il castello né la chiesa sono i più antichi di Morrone, almeno allo stato attuale delle conoscenze. Infatti, le postazioni sannitiche con la straordinaria murazione poligonale sono attestate in un luogo insolitamente più basso (rispetto a tanti altri siti lungo la valle del Volturno) e per questo sicuramente più agevole da raggiungere e, soprattutto, di maggiore funzionalità per controllare il Volturno, le scafe ed il transito nella valle. Le prime notizie certe su un insediamento militare sul colle è nel Catalogus Baronum, documento stilato per ordine forse di Ruggero (1150 ca) in funzione di censimento delle forze militari del neonato stato unitario normanno meridionale. Il castello, d’altra parte, mostra ancora oggi la tipologia peculiare dell’età normanna: un possente mastio poligonale, a pianta irregolare, fondato sul calcare emergente della sommità naturale più elevata. Intorno sono resti di altre murazioni, forse una cinta esterna e, quasi sicuramente, le case del primitivo borgo. I documenti tramandano i nomi dei molti feudatari che vi risiedettero; ancora in età angioina il castello, più volte citato nella Cancelleria, il castello era un presidio militare ma anche una residenza privilegiata. I pochi, imponenti, ruderi attuali testimoniano una storia sicuramente importante. Le strutture oggi superstiti sono in pietra calcarea sciolta, con blocchi molto variabili per dimensione e per grado di lavorazione. Il che lascia intendere una mera funzione difensiva e l’assenza di una fase progettuale vera e propria. Ben povera cosa a confronto col vicino, ed in eccellente collegamento ottico, mastio normanno del castello di Limatola, col suo imponente ed elegantissimo paramento in tufo a vista. Quando il colle perse definitivamente le funzioni militari e residenziali non è noto. Probabilmente però già alla fine del sec. XV qui rimase ben poco: forse la conseguenza dello spopolamento furono i danni del 1456, anno del grande duplice terremoto appenninico, che probabilmente impose il definitivo trasferimento a valle dell’abitato ed il conseguente abbandono del castello. Al sec. XVII si fa risalire la fondazione del santuario di Santa Maria della Misericordia, erroneamente individuata con “Santa Maria de Murrone” citata già nella bolla di Senne. Il piccolo edificio è in tufo a vista, con una facciata a capanna, inquadrata da coppie di paraste binate tuscaniche; alla sinistra il semplice campanile quadrato, coronato da un cupoletta gradonata. L’interno, ad unica navata, è ricoperto da stucchi del secolo XVIII, inquadranti sulle pareti affreschi coevi (a destra la visitazione di Maria ad Elisabetta). L’ abside è ellittico con tre nicchie; l’ altare maggiore è settecentesco. Dal presbiterio si accede alle cappelle, mediante ampie porte architravate in stucco. A destra, una piccola cappella con volta a padiglione, con altare settecentesco in stucco ed affresco raffigurante Maria in trono e i Santi Chiara, Francesco ed altri (fine ‘600). Alla sua sinistra un arco racchiude i resti di un affresco con la Crocefissione e forse le pie Donne, molto rovinato. Ancora più a sinistra, parzialmente occultato dal contrafforte della cupoletta, un interessante affresco, probabilmente inizi ‘600, con l’adorazione dei pastori. L’altra cappella, forse resto di un primo più antico luogo di culto, ha volta a botte. L’altare maggiore in stucco ha una pala, ad affresco, contornata da una cornice in stucco, raffigura la Trasfigurazione con gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Sulla sinistra un rilievo architettonico in pietra, forse l’elemento più antico della struttura, degli inizi del ‘600.

Testo: Pietro Di Lorenzo