Castel Morrone (CE) – Casa Piombino e il centro antico

Come tutti i centri, piccoli e grandi, di Terra di Lavoro, indipendentemente dalla loro collocazione più o meno marginale rispetto alla centralità del capoluogo, anche Castel Morrone ha sofferto dei danni di una urbanizzazione di recente realizzazione e di selvaggia brutalità. A Morrone, essa ha completamente frammentato l’integrità del centro antico, lasciando orfane le emergenze del loro contesto edilizio coevo, ma soprattutto ha quasi del tutto cancellato la peculiarità urbanistica dell’aggregato. La frazione Casale è sicuramente quella in cui la presenza architettonica civile e religiosa conserva una sua dignità, nonostante tutto.

Seguendo l’asse viario antico, che ancor oggi si svolge attorno alle pendici inferiori del monte, si succedono chiese ed edifici degni di interesse. La piazza dell’Annunziata ne è sicuramente il centro. Su essa prospetta la chiesa omonima, la più vasta per pianta e volume del borgo, ma sicuramente anche la più recente (per fondazione) tra quelle storiche. La chiesa si presenta con la veste decorativa fissata dai lavori del 1735, ricordati da un cartiglio in stucco sulla controfacciata; gli ultimi restauri, appena conclusi, hanno però anche evidenziato una complessa stratificazione di opere e decorazioni databili fin dalla metà del secolo XVI, il che consente di arricchire le conoscenze storiche sull’edificio. Le origini dell’attuale chiesa non sono note, benché ipotizzabili tra XIV e XV secolo, secoli di fondazione di istituzioni vicine come le AGP di Casertavecchia, Limatola, Caiazzo, Capua etc. La data di consacrazione è tradizionalmente fissata al 1607. Ma gli elementi architettonici in piperno, riportati in superficie nei pilastri, nell’arcata della prima cappella sinistra, nella cupola e sull’arco trionfale di accesso al presbiterio, sono databili, per comparazione con analoghe strutture, agli anni tra il 1560-70 e il principio del sec. XVII. Una serie di memorie lapidee conservano tracce coeve (1563) ma non è certo che siano pertinenti all’edificio attuale piuttosto che ad uno preesistente poi distrutto. Nel corso del 1600 furono realizzati numerosi interventi. Tra gli altri si possono osservare: nella navata le originarie croci di consacrazione in marmi commessi policromi; nella pavimentazione le lapidi marmoree delle sepolture (1674); gli affreschi del sottarco della 3a cappella a destra, raffiguranti la Natività di Maria e Maria in Gloria tra gli angeli musicanti. L’esempio più notevole di decorazione secentesca è la 2a cappella sinistra, in antico dedicata a S. Domenico (stando a quanto riportato nelle Sacre Visitationes, conservate nell’Archivio Arcivescovile di Capua) e di juspadronato dei Duchi di Morrone. La cappella, mutila per la perdita della tela che doveva essere sull’altare e degli affreschi dipinti nel riquadro posto al centro della volta a botte, è un vero capolavoro: particolarmente notevoli sono gli stucchi di coronamento dell’altare e i due simmetrici riquadri sulla parete di fondo, sovrastati da due stemmi nobiliari uguali dal blasone dei de Mauro (dal 1632 baroni, poi dal 1662 Duchi di Morrone), confermerebbe l’ipotesi di datazione al periodo tra il 1640-60, ipotesi avanzata in virtù delle evidenze stilistiche ed iconografiche delle decorazioni. La zona presbiteriale conserva affreschi a finte prospettive architettoniche, delle pareti, dei pennacchi e del tamburo della cupola, tutti elementi databili comunque all’ultimo quarto del ‘600. L’appena concluso restauro della “macchina lignea” dell’altare principale ha svelato la data di lavorazione della cona, 1703: al centro, era la grande tela con l’Annunciazione, di ambito solimenesco, trafugata nel febbraio 2000. Ad una fase finale del secolo XVII risale il campanile, con elementi in tufo grigio, attardato su modi tardomanieristici, la cui fondazione (o più verosimilmente, la cui ricostruzione a seguito di crolli o danni parziali conseguenti il terremoto di Cerreto del 1688) è datata al 1691, a cura dell’economo Cesare Pyroisa (CAESAR PYROISA). Ai lavori del 1735 sono da far risalire gli affreschi della cupola, gli altri affreschi delle cappelle laterali destre e il tono con S. Michele della navata, oltre il bell’altare e la balaustra (1736) in marmi policromi.

Sul lato destro della piazza prospetta un interessantissimo edificio a corte al quale si accede attraverso un profondo varco voltato ancora ben conservato, arricchito da elementi di spoglio e da strutture rinascimentali. Nella corte è la scala di accesso ai piani alti e una serie di finestre che suggeriscono una datazione rinascimentale del complesso.

Sulla sinistra dell’AGP, a poca distanza sorgono l’edificio dell’Ospedale dell’Annunziata (curiose le maioliche con lo stemma dell’AGP e la data ) e l’antica parrocchiale di S. Pietro.

Poco prima della chiesa è casa Piombino, alla cui corte si accede attraverso un ampio portale segnalato da un rilievo a bugnato liscio di chiara impronta barocca. Dell’altra antica parrocchiale dedicata a S. Andrea, di caratteristico resta solo la finta cupola in stile popolare.

Altri episodi antichi (frammentari) sono negli isolati a sinistra scendendo verso S. Andrea (notevoli elementi manieristici in piperno) e, lungo la strada poco oltre la chiesa, in un palazzetto che conserva tracce di un portale quattrocentesco a tutto sesto. All’altro capo dell’asse viario è il palazzo ducale (il principale edificio civile di Morrone, arricchito da intervento manieristici (la loggia a due arcate, le ornie del piano nobile e del giardino pensile), barocchi (i resti di affreschi secenteschi nel salone al piano nobile nel braccio centrale del palazzo), settecenteschi (le decorazioni nei tre ambienti più piccoli affiancanti il salone, databili tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800) e ottocenteschi (la cappella patronale). L’ala prospiciente la strada è invece una ricostruzione del 1896 dell’arch. Salvatore Bianco di Napoli in stile neorinascimentale.

Testo: Pietro Di Lorenzo