Capua (CE) – Chiesa della Carità

A proposito della chiesa Francesco Granata (canonico, poi vescovo di Sessa Aurunca, 1704-1771) così scrive: “Sul principio della loro fondazione questa chiesa e conservatorio erano sopra il ponte … nel distretto di S. Pietro a Ponte. Nell’anno 1697 furono trasferite unitamente col Monte pubblico di Pietà nelle case di Cesare Villano” in via Seggio dei Cavalieri. Aggiunge poi lo storico capuano che il monastero accoglieva oltre alle monache oblate anche educande nobili e orfanelle indigenti. Chiesa e conservatorio (fondato nel 1588) erano amministrati dalla antichissima confraternita de’ Bianchi della SS. Carità, che gestiva anche il Monte de’ Pegni “per il sollievo de’ bisognosi”.

La chiesa di notevole qualità architettonica ha indotto ad ipotizzare l’intervento di un architetto, finora rimasto ignoto, vicino ai modi di Domenico Antonio Vaccaro. La facciata è concava al fine di ricavare, nell’angusta via Seggio, un minuto sagrato. Ai lati del portale centrale, riquadrato da lesene e sormontato da un timpano circolare con putto nel mezzo, vi sono due profonde nicchie che contribuiscono ad arricchire il movimento delle superfici con un gioco di chiaroscuri e ombre. Di grande interesse è l’ampio tiburio che maschera la cupola. Nello spazio tra il tiburio e la cupola l’ignoto architetto ha realizzato un belvedere, con ampi oculi aperti sul panorama urbano di Capua e che consentono di dominare anche il paesaggio circostante la città; l’ideazione dell’opera appare chiaramente ispirata alla precedente realizzazione dell’analoga struttura nella chiesa vicina di S. Maria della Dame Monache.

L’interno a pianta centrale, con unica aula ellittica, è arricchito da stucchi che movimentano l’invaso spaziale già di per sé dinamico. Sono ancora conservati i tre altari originari in marmi policromi commessi di fattura barocca campana, con alte predelle e tabernacolo. Sugli altari sono collocate tre tele di Palo de Majo (pittore nativo di Marcianise, 1703 – 1784) raffiguranti “Il Sogno di San Giuseppe” (altare sinistro, firmata), “L’Immacolata” (altare maggiore), “Crocifissione” (firmata, altare destro). Il pavimento conserva tracce della decorazione a maioliche. Ricavati nel perimetro dell’alzato laterale dell’aula, in comunicazione visiva con essa (grazie a belle grate lignee) e con accesso anticamente dal vicino convento, sono gli ambienti destinati alle religiose per assistere alle liturgie. Più in basso, le due balconate, in legno dorato, delle cantorie.

Testo: Pietro Di Lorenzo