Moiano (BN) – Chiesa di San Sebastiano

Le origini dell’attuale chiesa non sono note, benché in documento risulti esistente nel 1534 una cappella di San Sebastiano”fondata da poco”. L’occasione dell’erezione fu un’epidemia di peste, contro le incurabili conseguenze della quale era invocato il santo. Probabilmente crollata o danneggiata gravemente per una alluvione ai primi del ‘600, nel 1605 fu edificata nelle forme attuali ispirate ai moduli sperimentati a Napoli con le grandi chiese della Controriforma. A quella data risale il portale. La scarna veste decorativa originaria (attestata dalla visita del vescovo Diotallevi, 1608) dopo la peste del 1656 fu radicalmente mutata, anche grazie alle ingenti risorse economiche.

Così entro il 1713 (data di un disegno) si rifece il presbiterio, si antepose all’aula unica un portico affiancato dal campanile. All’esterno la chiesa non ebbe (e non ha) motivi di interesse. Per questo sorprende ancor più il magnifico interno, ad aula unica, scandito da tre cappelle per lato ricavate nel corpo della muratura. I partiti architettonici e gli stucchi (1721) sono da ricondurre all’opera del romano Giovan Battista Antonini, scultore attivo anche nel Duomo di Sant’Agata de’ Goti. Le tele degli altari raffigurano San Biagio, la Pietà e la Vergine del Rosario (1730-40, ambito di Francesco De Mura) e S. Filippo Neri (Decio Frascatese di Solopaca, 1742 ca). Le quadrature e gli affreschi della navata (1766, attribuiti ad Angelo Maio) sono realizzazioni simili a quelle conservate nei palazzi privati della zona (Pece a Moiano, Crisci e Bartolini ad Airola).

L’altare maggiore (1730) è di Carlo D’Adamo, noto marmoraro napoletano, che nel 1741-42 realizzò tre degli altari laterali. Il lavabo della sagrestia (1737) e le acquasantiere completano l’arredo scultoreo. L’interesse principale della chiesa è costituito dai bellissimi affreschi di Tommaso Giaquinto (1703), raffiguranti lungo le pareti “Mosè ed Aronne davanti al Faraone”, “Il passaggio del mar Rosso”, “La concessione delle tavole della Legge”, “Mosè che fa scaturire la sorgente”, nell’arco trionfale “L’adorazione dei pastori” e “La cacciata dei mercanti dal Tempio”, sulle pareti del presbiterio “Il martirio e l’uccisione di S. Sebastiano”, nei pennacchi i profeti Geremia, Davide, Giona e Giobbe, nella cupola la Gloria celeste sovrastante scene di terrore e devastazione (la peste ma anche il terremoto che nel 1702 interessò anche la Valle Caudina), la cacciata del Demonio. Sulla controfacciata gli angeli musicanti attornianano il vano della cantoria (oggi vuoto) destinato originariamente all’organo (ricostruito nel 1737 da Donato Abate, su un precedente strumento realizzato nel 1700).

Testo: Pietro Di Lorenzo [giugno 2005]