Cusano Mutri (BN) – Chiesa di San Giovanni Battista

Ad oggi restano oscure data e vicende di fondazione della chiesa di San Giovanni Battista. Le Rationes Decimarum del 1308-1310 e del 1325 riportano genericamente la presenza di una arcipretura e di altre chiese in Cusano ma senza indicare il nome. Una storia manoscritta anonima del secolo 1700 (nell’Archivio Diocesano di Cerreto) fissa la erezione della chiesa dopo il 1100 ma sulla scorta di tradizioni orali, non citando alcun documento. In effetti, due documenti del 1724 ne fanno risalire la fondazione al 1550 ma Pescitelli ritiene che in quell’anno si attuò solo un rifacimento / ampliamento iniziato almeno 20 anni prima.

Probabilmente la struttura attuale ricalca quella descritta già alla fine del secolo 1500 e rimaneggiata nel 1659, anno in cui il vescovo attestò l’inagibilità per lavori in corso. Vito Maturo (comunicazione orale, di cui lo ringrazio) sostiene che la chiesa medievale fosse orientata come l’attuale transetto e collocata nell’area dell’attuale sagrato e della prima campata. Non sembra che l’edificio fu danneggiato dai terremoti del 1688, del 1702 e del 1805.

La facciata è ottocentesca e in forme eclettiche neorinascimentali (non ha alcun elemento neoromanico, come erroneamente è stato affermato) delineate a stucco bianco: emerge la serliana che incornicia l’unica finestra, forse su disegno del 1872 di P. Sasso (notizia di V. Maturo). Il portale in pietra è anch’esso neorinascimentale ma con le parti estreme e inferiori forse originali (si notino le mensole dell’architrave e il richiamo al taglio della cornice dello stipite). Il suo architrave reca la data 1854 ma sembra ragionevole datare la facciata almeno uno-due decenni dopo. Finora trascurati nelle descrizioni della chiesa sono i bei battenti lignei scolpiti a riquadri contenenti fiori stilizzati, forse della seconda metà del 1500. A sinistra della facciata è il campanile, a pianta quadrata, su tre livelli, in pietra a faccia vista, probabilmente di impianto cinquecentesco ma ricostruito nel 1811.

L’interno è tre navate e non a cinque navate, come afferma chi confonde le cappelle laterali “sfondate” (cioè comunicanti tra loro) con ulteriori due navate laterali. La pianta è a croce latina con un lungo transetto e probabilmente fu ideata dal mastro Finocchio di Cerreto. La navata principale è articolata da arcate trasversali in tre campate, a pianta quadrata coperte a vela. Tre arcate a pieno centro poggianti su due pilastri la separano dalle navate laterali, coperte da tre cupole ribassate. Le cappelle hanno volte a botte con l’asse perpendicolare alle navate laterali. Nel transetto si aprono due cappelle che prolungano la fuga prospettica delle due navate minori. Il presbiterio è rettangolare ed è preceduto da una cupola cieca, all’intersezione tra transetto e navata maggiore.

Tutti gli stucchi architettonici delle pareti e delle volte sono ottocenteschi e in stile neorinascimentale molto sobrio, probabilmente dall’ing. Pasquale Sacco di San Lorenzello (progetto del 1872, notizia di V. Maturo). Gli altari, specie quello maggiore e i due delle testate del transetto, hanno impronta e decori neobarocchi (coppia di colonne binate su plinti e timpano per inquadrare la nicchia). Cornici e altari tardobarocchi in marmi commessi (seconda metà del 1700) sono presenti in alcune cappelle laterali e nelle due cappelle di testata del transetto, dove si vedono gli più notevoli, i più notevoli e curati. La tela dell’altare maggiore raffigura il Battesimo di Gesù (dipinta da Severino  nel 1837, ridipinta). Alla metà dello stesso secolo potrebbe datarsi la bella tela “Giovanni Battista indica Cristo ai suoi discepoli Andrea e Giovanni”, di ambito accademico napoletano della cappella del transetto sinistro; all’altare della stessa cappella è una “Ultima cena” (Elena Viga, 1897) e la cornice neorinascimentale del suo altare.

Gli oggetti di maggior interesse artistico sono nella prima cappella della navata destra. Il fonte battesimale in pietra è del 1494 (la data fu trascritta erroneamente da Bernich nel 1902 come 1444). Sul fronte reca in bassorilievo l’Agnello pasquale con la banderuola crociata cui è sovrapposto un ovale con il Calvario e le tre croci. Appena più a sinistra sono un ferro di cavallo (possibile indizio della committenza a cura di una confraternita o di una società di maniscalchi?) anch’esso sovrastato dalle tre croci del Golgota. Il fonte battesimale è posto nel vano di una mostra di portale in pietra, certamente rinascimentale, datato al 7 giugno 1537, ma che mostra persistenze tardoquattrocentesche (taglio rettangolare della cornice degli stipiti, cornice a ovoli lanceolati). L’opera fu commissionata dall’arciprete Bernardo Petrucci ad onore di Dio e di San Martino (il che lascerebbe supporre una collocazione originaria diversa dal portale principale della chiesa di San Giovanni).

La memoria medievale più suggestiva della chiesa è la reliquia della Spina Santa. La tradizione popolare da almeno 300 anni ne fa risalire l’arrivo al crociato Barbato Castello, protagonista di eventi miracolosi già durante il viaggio di rientro a Cusano. La sua presenza a Cusano è documentate da atti scritti dal 1596 (era sull’altare maggiore, notizia di V. Maturo), dal 1686 (realizzazione dell’attuale reliquiario, notizia di V. Maturo), dal 1693 e segni prodigiosi furono registrati nel 1710, nel 1805, nel 1817 (notizia di V. Maturo). L’attuale reliquiario argenteo è barocco ma sono conservati il reliquiario tardogotico in ottone e il suo astuccio in cuoio decorato.

La devozione per la reliquia suscitò la concessione di una messa propria già il 19 gennaio 1709 (notizia di V. Maturo).

Testo e immagini: Pietro Di Lorenzo (agosto 2020)