Castel San Vincenzo (IS) – Abbazia di S. Vincenzo al Volturno

Come narra il Chronicon Volturnense, quando nel 703 i tre nobili beneventani, Paldo, Tato e Taso giunsero alle Fonti del Volturno, già esisteva una chiesa dedicata a San Vincenzo, sui resti di una villa rustica romana e di insediamenti sannitici. Alla fine del VIII sec., San Vincenzo era già divenuta una popolosa città monastica, potente, ricca e prestigiosa quanto la casa madre, Montecassino. In virtù della scelta di Carlo Magno di fare di S. Vincenzo in centro più meridionale di irradiazione verso il Mediterraneo della cultura e della politica carolingia, ai primi del IX sec. l’abbazia e la chiesa furono completamente rinnovate. All’epoca dell’abate Epifanio fu realizzata la chiesa di S. Lorenzo (resti) di cui resta l’eccezionale cripta , coeva, completamente affrescata. Distrutta nel 881 da una incursione di truppe arabe mercenarie del duca di Napoli, chiesa e città monastica risorsero solo ai primi del X secolo, secondo uno schema prossimo a quello di Montecassino. Nel XII secolo, per migliorare le possibilità difensive del sito, chiesa (consacrazione di papa Pasquale II nel 1115) e monastero antichi furono abbandonati, parzialmente demoliti e ricostruiti dall’altra parte del fiume, racchiusi in un recinto fortificato da mura e torri angolari. Il venir meno del favore regio (già sotto Ruggero d’Altavilla) e le pressioni dei baroni locali portarono ad un lento ma inesorabile declino il monastero, passato in commenda nel XV secolo. Solo dal 1990 è rinata la comunità monastica femminile negli edifici, in parte ricostruiti con frammenti dei sec. XIV e XV (bifore, stemmi dei Pandone e portale). La chiesa attuale fu ricostruita dagli anni ‘60 sui resti, assai rimaneggiati, di un edificio probabilmente due-trecentesco (di cui sopravvive la bella parte presbiterale, con volte a crociera, colonne, capitelli e trabeazioni romani di spoglio e pavimenti in opus sectile).

Testo: Pietro Di Lorenzo