Castel Campagnano (CE), palazzo Aldi

Il palazzo Aldi sorge sul margine di quello che fu il perimetro dell’abitato medievale di Campanianu, citato sin dalla bolla di Gerberto del 979 e solo dal 1197 come castrum. Per la conformazione naturale del blocco tufaceo su cui crebbe l’abitato, è probabile che solo il lato ovest del borgo (quello delle attuali via Castello – largo Torre fu fortificato con opere murarie. Il perimetro dal lato opposto, quello del palazzo anticamente fu probabilmente occupato da un insediamento religioso, forse cenobitico. Infatti, proprio in quest’area ma in grotta sottoposta di circa 8 metri al piano stradale attuale, si colloca la chiesa di S. Angelo, citata già nel 979, e, destinata, come in altri casi documentati, al culto dell’Arcangelo Michele. Gli affreschi superstiti possono essere fatti risalire a tre diversi interventi, il più antico nella seconda metà del X secolo, il secondo ai primi del XI secolo (forse dopo la chiusura del cantiere desideriano di Sant’Angelo in Formis) e il terzo (limitato ad un solo frammento) al Duecento. L’accesso originario della chiesa, oggi murato, era dal lato della rupe che affaccia sul giardino di palazzo Aldi. Il nome del palazzo ricorda la famiglia Aldi, nota almeno dai primi del 1700 a Caiazzo per professionisti (sono noti un avvocato Vincenzo nel 1890, un farmacista Francesco, benemerito durante l’epidemia di colera 1867-68) e religiosi (il canonico don Nicola, fu anche poeta arcade dal 23 aprile 1703 con lo pseudonimo Eurio Euristerniano). Il palazzo Aldi è parte di un complesso impianto formato da almeno tre antichi edifici contigui. Quello cosiddetto (impropriamente) ducale, fu dei Ferrara – Vastano (poi Satriano – Ferrara). Conserva tracce di un edificio del XV-XVII secolo, ma ha l’aspetto tardo settecentesco – primo ottocentesco tipicamente neoclassico, sorta come spazio di disimpegno per i locali di servizio del palazzo Aldi. Questo è probabile che sia il risultato dell’unificazione di due distinti edifici più antichi (ciascuno con il proprio piccolo spazio aperto posteriore) forse riorganizzati in un unico complesso tra fine 1600 e prima metà del 1700.

La facciata del palazzo segue il tracciato curvilineo della strada. Il prospetto di palazzo Aldi è di gran pregio per le belle cornici in stucco delle sette finestre del piano nobile, di gusto vaccariano. Dei tre portali che danno accesso al complesso edilizio, quello principale è in pietra lavorata a bugne rettangolari (databile ai primi del 1700) e potrebbe coincidere con uno degli accessi originari. La chiave di volta sembra una realizzazione successiva al portale. Reca lo stemma della famiglia (due leoni affrontati ai lati di una porta posta al termine di una scala di tre gradini, il tutto sovrastato da una stella o un fiore a otto petali). Una rosta antica in legno chiude la parte curva del portale. Un portale secondario, più antico, dà accesso all’altro palazzo originario. L’atrio, a volta, reca nel soffitto la cornice dello stemma araldico, completo di corona ma con la parte principale del blasone imbiancata. Nel pavimento (al di sotto del vetro) è stata conservata la rampa, probabilmente di fine ottocento, creata per raggiungere le grotte sottostanti il palazzo. Dall’atrio si accede al piccolo cortile interno, chiuso, verso la valle, da un muro un piccolo portico a due arcate (nell’angolo restano il pozzo e il lavatoio). Sull’ala trasversale, probabilmente realizzata per articolare i percorsi in comune ai due edifici originari, si colloca una scala coperta, con rampa ad L, gradini in pietra e volte su pilastri, evidenziati da due grandi lesene. I decori in stucco sulle pareti, sui pilastri e le cornici delle porte e delle finestre che vi affacciano perfettamente simili a quelli della facciata. La scala è sovrastata (ma questo sembra un intervento posteriore, forse ottocentesco) da una sorta di loggia. Le piccole sale del piano nobile corrono su due file parallele al fronte stradale e conservano tracce di camini e servizi igienici. Le copertura sono con solai in legno. Il piccolo portale in stucco immediatamente a destra di quello principale dava accesso a rampe di servizio per raggiungere le cantine-cellaio sottostanti, realizzate cavando il tufo con cui sono costruiti i palazzi.

L’altro blocco edilizio originario (seppure unificato nel prospetto) aveva come accesso il piccolo portale in pietra ad arco, ed ha il punto di forza nel volume angolare verso la chiesa, grazie anche al piccolo balcone su mensole in pietra (la cui apertura è sicuramente successiva, a giudicare dalla cornice che imita, con accenti decisamente più classici, quelle del prospetto). [Pietro Di Lorenzo, giugno 2018]