Caserta (CE) – Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Vaccheria

Il sovrano volle nel borgo della Vaccheria una chiesa consacrata a S. Maria delle Grazie, edificata in soli tre anni su progetto di Francesco Collecini, ma portata a termine da Patturelli . La fabbrica originaria risente dell’influenza di modelli siciliani con caratteri neogotici. Il tempio fu consacrato il 2 luglio 1805, con grandi celebrazioni. L’edificio presenta una facciata campita su due registri con lesene che proseguono lungo le torri campanarie. Il prospetto è caratterizzato da un motivo decorativo ogivale a risalti multipli. Le torri campanarie in facciata, dotate di finestrature archiacute, sono completate da coperture piramidali che fanno da “pendant “ al timpano centrale. Otto nicchie trilobate sono ornate con sculture fittili raffiguranti evangelisti e santi, ma solo sette statue, sin dall’origine, fanno bella mostra di sé nelle edicole. I rilievi plastici sono opera di due diversi artisti: Angiolo Solaro, che realizzò San Pietro, San Paolo ed un altro santo, non specificato. Il profeta Geremia, gli evangelisti Matteo e Giovanni furono realizzati dallo scultore Domenico Masuni. Le restanti due opere sono attribuite ad ignoto artista napoletano. Le statue del registro sovrastante sono di dimensioni leggermente inferiori, forse per un gioco prospettico, teso ad evidenziare l’aspetto imponente della facciata o più probabilmente per la differente paternità delle opere. Il sobrio aspetto esterno, secondo alcuni, rivela una mancato completamento dell’edificio che si evidenzia nei prospetti laterali ed in altri particolari d’ordine secondario. Questi elementi sono da addebitare, forse, al succedersi degli eventi storici ed al conseguente ridimensionamento del progetto relativo a tutto il “quartiere”.

L’interno dell’edificio è costituito da un impianto planimetrico a navata unica con due profonde cavità delle pareti atte ad ospitare gli altari laterali mentre quello principale è collocato nell’area absidale. Gli altari realizzati con marmo intagliato nel porfido e nel nero d’Africa, sono opera di Giuseppe di Lucca e Carlo Beccalli. Quest’ultimo ha provveduto al riutilizzo di alcuni pezzi di un altare proveniente dalla chiesa di S. Giovanni a Carbonara, impiegati, poi, in S. Maria delle Grazie. Quattro vani di passaggio collegano la navata ai coretti ed alle torri campanarie mediante scale a chiocciola, mentre una rampa collega la chiesa all’alloggio della Canonica. La cupola centrale, priva di tamburo, insiste direttamente su quattro pennacchi in cui sono rappresentate in bassorilievo le figure allegoriche delle virtù. Le decorazioni in stucco della cupola con motivi floreali racchiusi in formelle quadrangolari sono opera dell’Avizzano, come i bassorilievi dei pennacchi. Stucchi adornano le volte delle cappelle laterali mentre le pareti, semplicemente dipinte, fanno da sfondo al rosso porfido degli altari. La pavimentazione riproduce un intreccio figurativo geometrico con losanghe ed esagoni, dove la diversità dei marmi e l’ordito delle figure producono un ornamento, che esalta la grande stella centrale ad otto punte.

Dalle fonti si apprende solo che Pietro Saja dipinse scultura lignea della Madonna delle Grazie, ma nessun accenno è fatto all’autore di questa. I riferimenti stilistici del rilievo, sono riscontrabili nella scultura napoletana del tardo ‘700. Elementi come la delicatezza del panneggio e il ricco patrimonio di accattivanti particolari sono fattori caratterizzanti quell’arte presepiale, le cui citazioni frequentemente si riscontrano nell’arte scultorea napoletana. Pietro Saja fu anche l’autore del dipinto raffigurante una veduta del borgo Leuciano. Nel riquadro centrale del dipinto è rappresentata una deposizione sia l’orditura della tela, sia la diversità dei pigmenti di colore, caratteristiche estranee al dipinto di Saja, lasciando ipotizzare una datazione precedente, forse seicentesca e pertinente ad area veneziana.

Testo: dr. Mario Del Barone