Benevento (BN) – Palazzo Terragnoli (Bibliomediateca Provinciale “Antonio Mellusi”)

Il palazzo Terragnoli si colloca quasi alla sommità dell’asse viario principale di Benevento, anticamente denominato via Magistrale (oggi corso Vittorio Emanuele), in un tessuto abitativo sostanzialmente sovrapposto a se stesso per circa due millenni, dall’antichità romana al Dopoguerra. I danni causati dai frequenti terremoti appenninici comportarono ristrutturazioni e ricostruzioni nel corso dei secoli e modifiche del complesso abitativo; tutti lavori allo stato attuale non documentati. Non dovette però cambiare molto la configurazione della planimetria dell’edifico, vincolato, come è ancora oggi, dalla imponente presenza della chiesa e del convento di San Domenico, immediatamente contigui al palazzo su tutti i lati. Le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale hanno completato, in più di qualche caso, l’opera di cancellazione e di trasformazione del tessuto urbano e, spesso, anche di emergenze monumentali. Per questo è ancor più importante la conservazione della cortina edilizia privata, di cui palazzo Terragnoli è un bellissimo esempio. La famiglia Terragnoli si era già distinta dal secolo XVI in incarichi legati alla Curia Romana. Il committente dell’attuale edificio fu il capitano Antonio Terragnoli, soprintendente ai lavori del ponte sul fiume Calore negli anni ’60 del XVIII. Sulla scorta di considerazioni stilistiche, il progetto del palazzo fu attribuito da Mario Rotili a Filippo Raguzzini, il grande architetto di papa Benedetto XIII Orsini, molto attivo Roma dal 1724 al 1771 (anno della morte). L’attribuzione fu accolta in tutti gli studi successivi. Da recenti ricerche (Stroffolino, 2006) è emerso che nel 1759 il capitano Terragnoli stipulò un contratto per “riformare” la pianta dal palazzo con Filippo Fenuccio. Certa è la datazione del portale (1767), inserito tra due alte paraste terminanti in capitelli ionici. La lunga facciata, ritmata da paraste prive di decorazione, è scandita da 4 campate per lato; alle estremità sono due balconi con ringhiere mistilinee, uno con funzione angolare. L’alzato è diviso in tre livelli, di cui quello terraneo segue il declivio della strada, ed è illuminato da ampi finestroni dalle singolari cornici; timpani mistilinei arricchiscono le aperture del piano nobile. La cortina prosegue immutata sull’unico fianco libero e sulla facciata posteriore, pur con lievi adattamenti al contesto altimetrico e compositivo. Degli interni originari restano solo la scala principale e le scuderie.

Testo: Pietro Di Lorenzo