Benevento (BN) – Museo provinciale del Sannio, Santa Sofia

L’edificio era parte del Monastero di Santa Sofia, uno dei luoghi più importanti per l’età longobarda del Meridione. La chiesa, originale esempio di architettura altomedievale su una bizzarra pianta stellare, fu eretta da Arechi nel 759-760 nei pressi del “sacro palatium”. L’intitolazione alla Divina Sapienza forse fu suggerita da Paolo Diacono (all’epoca alla corte di Benevento) per emulazione della omonima chiesa di Bisanzio. Il principe Arechi II affiancò alla chiesa un monastero di Benedettine, cui successe un cenobio maschile, divenuto celebre centro scrittorio e di cultura. Divenuto potentissimo nelle rendite e nei possedimenti, il monastero decadde a partire dal XV secolo; nel 1455 fu concesso in commenda a Rodrigo Borgia (poi papa Alessandro VI), nel 1590 passò ai Canonici Regolari del Salvatore, cui rimase fino alla soppressione del 1806. Con la Restaurazione, fu commenda del card. Fabrizio Ruffo. Alla sua morte, nel 1827, i beni passarono al Collegio Gesuitico; i Fratelli delle Scuole Cristiane occuparono il monastero fino al 1928. La chiesa si presenta oggi nelle forme ritenute originarie come ripristinate dal discusso restauro di Antonino Rusconi (1951-57) che cancellò le modifiche barocche (1697 e 1702). Il campanile fu ricostruito nel sito attuale riutilizzando i resti di quello romanico crollato nel 1702. Il chiostro quadrilatero del XII sec. presenta una sporgenza quadrangolare verso la chiesa; è articolato da ampie quadrifore su bellissimi capitelli e colonne. Dal 1929 il monastero ospita il Museo del Sannio erede delle raccolte organizzate sin dal 1806 dal principe di Talleyrand (nel Collegio dei Gesuiti, attuale Convitto Nazionale), poi dal 1867 dal Comune di Benevento. L’istituzione formale avvenne solo nel 1873 per volontà della Provincia di Benevento; organizzato da Almerico Meomartini, nel 1893, nella sola Rocca dei Rettori, oggi espone nelle sezioni di archeologica, arte medievale, pinacoteca e storica reperti ed oggetti di rilevante importanza per la storia della città e del territorio.

Testo: Pietro Di Lorenzo